La pioggia ticchetta sulla finestra, il piumone torna ad avvolgermi in un tepore che sa di placenta.
Ho la testa piena di pensieri come le strade iniziano a essere sentieri di foglie gialle, o rosse. E in questi pensieri io sono la foglia rossa che viene trascinata dall’aria scomposta di ottobre. Non so dove vado e forse non sono io a deciderlo. A momenti la noia mi sembra l’unica soluzione possibile. Costruire un mondo fatto di pareti casalinghe, uscire solo per quello che è necessario: il lavoro, la spesa, la spazzatura. Sarebbe elementare, semplice, ininfluente.
Chiudere le altri possibili finestre sul mondo per un po’, solo per toccare la superficie reale del mio cervello. Bastano i libri. Bastano le serie TV. I gatti intorno. Il cibo, magari più sano.
La socialità è una trappola, la solitudine può essere l’anestetizzante. E niente più domande e meno problemi. Dovrei confrontarmi con me stessa e a quello sono ormai abituata da quasi quaranta anni. Dovrebbe essere semplice. Dovrebbe essere elementare.
Un’eremita moderna, anche solo per un po’. Sarebbe perfetto.
O forse c’è solo bisogno di uscire, prendere aria, prendere freddo, prendere acqua. Prendersi dei forse dritti in faccia.
ho abusato a lungo di aria, freddo, acqua, ma soprattutto di forse, ne ho una collezione.
vuoi salire a vedere la mia collezione di forse?
Forse
🙂