Nelle sere d’estate si sentiva il suono delle tende toccate dal vento. Il caldo bloccava il respiro a metà della gola e non c’era acqua che placasse la sete. Il letto era troppo piccolo per cercare degli angoli di lenzuola freschi, giravo e rigiravo il cuscino alla ricerca del sollievo. Quel suono è un po’ il vento per me. Come quando hai bisogno di dare un volto a chi non conosci.
A Milano il vento è un evento raro, come quello di stamattina, che faceva vorticare la mia gonna di tessuto leggero, color salmone. Camminavo verso l’ufficio e sentivo quanto amore ho provato sempre per l’aria che accarezza la pelle nei giorni più caldi. Pensavo al vento sulla terrazza a Lisbona, mentre studiavo strade e percorsi. A quello forte che taglia la faccia nelle giornate invernali al Sud. Che mica è sempre così, come dite voi: il sole, il mare, il vento (non lo dite a me però, ché spesso mi irrita), no. A volte la tramontana è prepotente come la vita, tu non decidi nulla, fa tutto lei. Pensavo a quella notte, avvolta in una coperta, settembre aveva già cominciato il suo giro di boa e presentava di lì a poco il ritorno tra i banchi. Eravamo in due sotto una coperta, in due sotto le stelle, in mezzo alle folate notturne, odorose di pini e di mare. Un piacere ingenuo ed acerbo, che era fatto solo del contatto di due braccia nude.
Ci sono momenti in cui vorrei che il vento mi riportasse addosso quella sana inconsapevolezza adolescente. Che mi togliesse di dosso le paure, che mi facesse abbandonare a quelle piccole gioie, senza pensare al dopo. E ci sono notti, come questa, in cui vorrei poter sentire il vento, quello vero, sulla pelle, non il rumore del ventilatore che mi tiene sveglia. Insieme al caldo. (E al gatto che mi si è incollato addosso, ma questo è un altro discorso).
Bentornata. E non c’è bisogno di chiederti: “Qual buon vento ti porta ?” 🙂
chiaro esempio di come varia l’interpretazione meteorologica in relazione all’età!